URBAN LEGENDS - TUTTESTORIE MAGAZINE N.8

LA VENDETTA CORRE SUL FILO

a cura di Paolo Toselli

Esiste tutto un ciclo di leggende contemporanee che trova coronazione nell'orribile vendetta operata nei confronti dell'uomo fedifrago, ad opera della "dolce meta'" tradita, moglie o fidanzata a seconda dei casi.

Una di queste storie, che ha circolato un po' in tutto il mondo, Italia compresa, da oltre una decina d'anni, e' contenuta anche nel libro di Jan Harold Brunvand Nuove leggende metropolitane sotto il titolo Vendette telefoniche". (1) Molti hanno ascoltato questa storia e l'hanno ritenuta vera, raccontandola a loro volta. Invece non e' mai accaduta, anche perche' realizzarla sarebbe tecnicamente impossibile. Col trascorrere del tempo la leggenda in questione ha subito varie contaminazioni letterarie tra cui il passaggio al ruolo di notizia sulla carta stampata.

Una segnalazione a tal proposito giunge da Paola Rossi, di Vicenza. Nel libro di Manuel Scorza La danza immobile, scritto nel 1983, e' riferito un episodio praticamente identico (pag. 192 dell'edizione italiana per l'Universale Economica Feltrinelli) a quello riportato da Brunvand. Nella versione di Scorza, Ge'rard vuole piantare Nicole, con cui vive. "Bene" le dice, "io vado in week-end e spero che tu approfitti di questi giorni per trasferirti". Al suo ritorno Ge'rard... "ha trovato l'appartamento vuoto: impeccabile! Il colmo dell'attenzione: Nicole aveva perfino comperato lenzuola nuove. L'unica cosa che stonava nella camera da letto era il telefono staccato. Prima di riattaccarlo ha sentito una voce giapponese. Finito il trasloco Nicole aveva allacciato il telefono col numero che segnala l'ora di Tokio". La storia di Scorza e' ambientata a Parigi, quella di Brunvand gira per gli Stati Uniti, ma la situazione, come rileva Paola Rossi, e' sempre la stessa; lo stesso ordine lasciato nell'appartamento e soprattutto le due fidanzate scelgono per la loro vendetta lo stesso segnale orario: quello di Tokio.

Piu' recentemente, la storia dell'"ora di Tokio" e' stata ripresa in un breve racconto dagli umoristi di casa nostra Gino e Michele. La novella, segnalataci da Julian Adda di Padova, e' stata pubblicata sulla rivista edita dall'Ente Ferrovie dello Stato Amico Treno. (2) La vicenda narra di Paola che ama Carlo, ma anche di Carlo che non ama piu' Paola. E per farglielo capire se ne va una settimana in vacanza senza di lei. "Paola ora e' ora sola in casa (di Carlo). Carlo ha portato via tutti i mazzi di chiavi ('tirati dietro la porta quando esci...'), giusto per farle capire che e' ora di cambiare aria." Sinche' Paola, nel suo vagare per la casa pensando ai bei tempi passati, si trova nella camera da letto. "Sul comodino, l'unico, c'e' il telefono di Carlo. Paola, che non e' stupida, anzi forse a volte e' anche arguta, accarezza la cornetta trasparente e colorata di quel telefono a' la page, il telefono di Carlo. Le ricorda certe telefonate di Carlo, certi sussurri di Carlo, certi cinguettii di Carlo (non a lei, a Evelina, quella con la quale Carlo e' partito). (...) A Paola viene un groppo alla gola o forse e' solo l'aria condizionata (di Carlo) che la fa tremare lievemente. Paola accarezza il telefono e compone il numero. Uno, due, tre... sette, tredici cifre: Tokyo, il Giappone. Un posto dove la donna non si permetterebbe mai di fare quello che sta per fare Paola..."

"'Yoto ko yoty doky da... yoto ko yoty doky da...'. C'e' giusto una donna dall'altra parte del filo. Ah, le donne giapponesi! Chissa' cosa dice quella deliziosa vocina dall'altra parte del filo. Paola guarda l'orologio, fa un breve calcolo di fuso orario: Paola sa benissimo cosa dice la vocina giapponese. Dice: 'Sono le otto e quindici minuti... sono le otto e quindici minuti...'. Paola ora prende la cornetta e l'appoggia delicatamente al tavolo, senza appendere. Sente come un soffio la voce della geisha che continua piu' lontana: 'Yoto ko yoty doky da...'. Paola esce sul pianerottolo - il sorriso non molto intelligente forse, ma arguto - tira la porta. Adesso Paola non sente piu' niente."

"Carlo al rientro trovera' la cornetta staccata; pensera' che stronza Paola, come al solito ha fatto un casino. (...) Sollevera' dal comodino la cornetta e l'avvicinera' all'orecchio destro abbronzato (Carlo ha i capelli corti); Carlo ascoltera': 'Yoto ko yoty doky da, yoto ko yoty doky da...'. E' passata esattamente una settimana, non un minuto di piu'. A Paola lasciare Carlo e' costato moltissimo. Ma e' costato molto di piu' a Carlo: precisamente 51 milioni, 206 mila e 400 lire. Che sarebbero 10.080 minuti di conversazione col Giappone a 5.080 lire al minuto."

Nel tempo, la storia della vendetta telefonica, nei suoi schemi piu' classici, e' assurta anche al ruolo di notizia. Valga per tutti l'esempio de La Stampa che in un articolo del 22 maggio 1993 scrive seriamente: "In Toscana una donna abbandonata, con la scusa di voler ritirare i suoi effetti, aveva chiesto all'ex amante in partenza per le ferie le chiavi della casa dove avevano vissuto felici: ma prima di partire ha formato un numero di Tokio e aveva lasciato la cornetta staccata. Al ritorno il fedifrago si trovo' a pagare una bolletta Sip milionaria." (3)

Di li' a pochi mesi, la storia si ripresentava, in una nuova versione, riveduta e corretta.

Il luogo: Messina. I protagonisti: Paola, ventisei anni, bella, sportiva, insegnante di educazione fisica, e Marco, rampante 28enne, una laurea in Economia e Commercio, di buona famiglia. Il loro fidanzamento dura da un paio d'anni. Ma un brutto giorno, Paola trova nella casa del suo ragazzo un biglietto d'addio: "Tra noi tutto e' finito. Preferisco un'altra. Parto con lei". Resta un attimo impietrita, poi afferra il telefono e compone il numero "144..." All'altro capo sospiri e frasi ammiccanti. Paola fugge via lasciando la cornetta alzata, mentre la voce sexy continua a recitare amplessi via cavo. Marco torna dopo una settimana, e trova il telefono fuori posto. Pensa a una dimenticanza e riattacca. Poi lo choc quando, un mese dopo, arriva la bolletta: ventunmila scatti, quattromila lire al minuto piu' Iva, sessanta milioni da pagare.

La vicenda, forse rimbalzata da un'agenzia di stampa, viene ripresa come notizia da numerosi quotidiani italiani, cascati nel tranello teso dalla leggenda "attualizzata" (l'infido "144", il telefono erotico, i nuovi protagonisti, di cui - e' ormai un classico - si conosce, o si puo' dire, solo il nome). Il "fatto" e' pubblicato da Il Gazzettino (4) che gli dedica uno spazio addirittura in prima pagina e da Il Corriere della Sera (5) che parla anche di uno strascico giudiziario, aggiungendo un finale inaspettato alla storia: l'infedele avrebbe denunciato l'ex fidanzata per danno patrimoniale.

E che di leggenda si tratta, possiamo star certi, tant'e' che dopo qualche settimana l'episodio, con ulteriori varianti, viene ambientato ad Ascoli Piceno, nelle Marche. A fare da cassa di risonanza e' Maurizio Costanzo, che nella sua rubrica sul TV Radiocorriere riferisce di un professionista che ha fatto trovare all'amante un biglietto d'addio. La donna, si dice, avrebbe formato il numero di una linea erotica e lasciato il cellulare aperto per tre giorni (ma quali batterie usava?). Al professionista fu recapitata una bolletta di cinquanta milioni (6)

E' questo un interessante esempio della capacita' di adattamento delle leggende contemporanee, dapprima raccontate, poi elevate al rango di notizie a tutti gli effetti. E chi avra' ancora il coraggio di dire qualcosa dopo aver letto l'episodio sul giornale?

FONTI

(1) Jan Harold Brunvand, Curses! Broiled Again, Norton & C., New York 1989. Trad. it. Nuove leggende metropolitane, Costa & Nolan, Genova 1990, pp. 188-189.

(2) Gino & Michele, "Terza classe. Intercity Milano-Tokyo (via satellite)", Amico Treno, anno II, n. 7, agosto-settembre 1993.

(3) Paolo Querio, "Le banconote della vendetta", La Stampa, 22 maggio 1993.

(4) Gianfranco Pensavalli, "Con una telefonata lunga 60 milioni...", Il Gazzettino, 25 ottobre 1993.

(5) Mariella Pagliaro, "Punito dalla fidanzata tradita: sessanta milioni in porno-telefonate", Corriere della Sera, 1 novembre 1993.

(6) Maurizio Costanzo, "La solitudine corre sul filo", TV Radiocorriere, 9-15 gennaio 1994.

(Tratto da "Tutte Storie", Notiziario del Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee, anno IV, n. 8, dicembre 1994, pp. 12-14)