Chi
ha detto che le Favole non esistono più?
All’alba del nuovo millennio, libere da ogni controllo,
proliferano le nuove leggende. Si diffondono da persona a persona,
oralmente. Ma non sono più i bambini ad essere attratti dal loro fascino.
Le favole moderne sono favole per adulti. E come tutte le favole che
si rispettano c’è chi le prende per vere. Noi tutti.
Le nuove leggende nascono da discussioni collettive,
nei bar, a scuola, nei luoghi di lavoro, nei negozi, nelle piazze, su Internet.
La loro funzione è sovente quella di dare un senso a fatti socialmente importanti
che ancora non stati spiegati soddisfacentemente. Il loro messaggio
è di solito conservatore. Non si saprà mai, o quasi, chi è stato il primo
a diffonderle; e in ciò assomigliano alle barzellette, con cui condividono
la velocità di diffusione.
A prima vista può apparire improbabile che si continuino
a creare leggende ed eventi simili in un’epoca come la nostra. Basta però
un momento di riflessione per ricordarsi quante storie, quante voci
- strane, affascinanti, ma prive di qualsiasi verifica - giungono di continuo
alle nostre orecchie.
Le leggende esistono in quanto tali, e la loro forza
consiste nell’essere credute vere. Una volta che se ne scopre la non
corrispondenza ad un episodio reale, le storie perdono la loro funzione principale.
Il segreto è nascosto in noi stessi. La leggenda esiste in quanto noi
vi crediamo. Questa è la sua funzione.
Di seguito, alcuni esempi tratti dalla manifestazione
“CONTAMINAZIONI - Leggende Metropolitane in Mostra” allestita a cura del Centro Raccolta Voci e Leggende Contemporanee presso il Museo Etnografico “C’era una Volta” di Alessandria dal 2 al 24 giugno 2001.
E’ la prima volta che un evento del genere viene proposto
in Italia. Il buon riscontro ottenuto, ci fa sperare in un futuro seguito.
Dalla lettura delle storie sottostanti auspichiamo anche
un ritorno da parte vostra, attraverso la segnalazione di varianti locali
delle stesse o di nuove leggende in corso di formazione. A voi la palla!
Paolo Toselli
Centro Raccolta Voci e Leggende Contemporanee
Casella Postale 253
15100 ALESSANDRIA
Si dice che arriverebbero soprattutto col buio della notte. Nelle campagne
piemontesi sono in molti a riferire di aver visto scomparire in lontananza
qualcuno (o qualcosa) colpevole di averne introdotti di nuovi. Furgoni, grandi
autocarri, TIR addirittura, targati perlopiù Venezia, ma anche Milano, scaricherebbero
centinaia o addirittura migliaia di colombi torraioli, che all'alba inizierebbero
felici a fare strage di granoturco e a imbrattare case e monumenti. Si dice,
ma sarà vero?
Per caso avete notato dei segni strani, tracciati col
gesso, sul portone di casa o incisi sul citofono? Si tratta di messaggi
in codice apposti dagli zingari: due pallini, casa facile; due linee in
croce, donna sola e anziana; tre linee ondulate, girare al largo...
Ad avvalorare il tutto, un volantino che raccoglie
i simboli e il loro significato. Ma la sua origine si perde nella notte dei
tempi come molte leggende metropolitane.
A
chi non è mai capitato fra le mani un volantino contenente una laconica
lista degli additivi contrassegnati con una E, ritenuti cancerogeni,
e accompagnati anche da un elenco di prodotti alimentari di note marche considerati
al pari pericolosi. L'elenco dei coloranti nocivi, tra cui primeggia
l'E330, in realtà l'innocuo acido citrico contenuto in tutti gli agrumi,
ha condizionato numerose famiglie sin dalla metà degli anni '70, non
solo in Italia ma anche in Francia, Svizzera, Grecia e tutta Europa. Il volantino
è in realtà un insieme di errori grossolani, improvvisazioni e mezze verità
concepito probabilmente da qualche “male informato” e non, come appare nella
testata dello stesso, dalla direzione dell'ospedale Villejuif di Parigi,
che ne ha più volte smentito la paternità ed il contenuto. Eppure, a distanza
di venticinque anni, circola ancora, riprodotto per iniziativa di ignari
volontari, ed altri continuano a darvi credito.
COTTO A PUNTINO!
I forni a microonde sono stati a lungo bersagliati
dalla voce che sosteneva il loro presunto potere cancerogeno. Si narra anche di una donna che nell'estrarre una
teglia si è ritrovata con la mano tranciata dalla "potenza"
delle onde emesse dal misterioso elettrodomestico.
Un'altra storia racconta
di una signora statunitense che per asciugare dopo il bagno il pelo del suo
cagnolino, o in altre versioni del beneamato gatto, lo pose in un forno
a microonde, estraendolo sì asciutto, ma anche... ben cotto!
IL RENE SOTTRATTO
Un uomo d’affari è in viaggio con alcuni colleghi. Una
sera, in un bar viene adescato da una bellissima donna la quale, dopo una
notte appassionata, lo abbandona nella sua stanza d’albergo, senza spiegazioni
e con un rene in meno! In molti casi il luogo dell’addescamento è la discoteca
ed il ragazzo vittima della misteriosa “bionda rubarene” viene operato
a bordo di un furgone perfettamente attrezzato e ritrovato sulla sua auto
con una flebo ancora inserita nel braccio.
In altri episodi, le vittime non sono adulti ma bambini,
fagocitati da una misteriosa ambulanza nera che li rapiva al parco
o all’uscita della scuola e li rilasciava senza vita nelle campagne adiacenti,
dopo averli privati di tutti i loro organi.
Tutto falso, anche se alcune volte la storia
è stata spacciata per vera dai giornali stessi. E’ una tra le leggende più
diffuse nel corso degli anni Novanta in Italia.
ALLIGATORI NELLE FOGNE
A
New York, nessuno ha mai visto, ma molti credono all’esistenza nei
condotti dell’impianto fognario di giganteschi e famelici alligatori. L’origine
di questo zoo sotterraneo andrebbe ricercata nella sconsideratezza di alcuni
abitanti che, portatisi a casa dei cuccioli di alligatori come ricordo
dalle loro vacanze, se ne sarebbero sbarazzati appena cresciuti gettandoli
giù per il water. Anzichè morire, gli alligatori si sono adattati a
vivere nelle fogne, assumendo una colorazione biancastra e diventando ciechi,
a causa dell'assenza di luce.
La storia è stata più volte smentita, ma sono
in molti che continuano a crederci. Così è diventata la più rappresentativa
delle leggende metropolitane, celebrata in cartoni animati, fumetti, libri
per bambini, romanzi e film.
AIUTO!!!
Negli
anni Ottanta si diffuse a macchia d’olio una voce che portò la gente a gettare
nei cassonetti dell’immondizia centinaia e centinaia di quelle piante comunemente
denominate “tronchetti della felicità”.
Si diceva che all’interno della gigliacea tropicale
si nascondesse un ragno velenosissimo la scoperta del quale era toccata
a una signora che, ogni volta che annaffiava la pianta, sentiva una sorta
di lamento provenire dal vaso, oppure, secondo un’altra versione, notava che
essa si spostava da sola come se fosse animata.
Ma sarebbe stato rischioso anche il solo contatto con
la pianta o con i suoi eventuali parassiti che, secondo una versione successiva,
avrebbero favorito la trasmissione del virus dell’AIDS.
ATTENZIONE! PIOVONO VIPERE
Di fatto, le prime voci di questo genere iniziarono
a diffondersi in Francia già nella metà degli anni Settanta. Allora,
dei lanci organizzati vennero accusati i laboratori farmaceutici produttori
del siero antivipera onde favorire il ripopolamento e procurarsi la materia
prima. Poi negli anni Ottanta la “storia” iniziò a circolare in Svizzera
e un po' in tutta Italia.
Col
trascorrere del tempo, i particolari narrati hanno subito alcune varianti.
I contenitori utilizzati per i lanci, a seconda delle versioni, sono scatole
di cartone o sacchi di plastica ancorati a rudimentali paracadute.
Ne sono stati addirittura recuperati alcuni, che però assomigliano molto più
ad opere di burloni che a concreti corpi del reato.
Ci
troviamo di fronte ad una classica leggenda metropolitana che si rifà a paure
ancestrali (la vipera è un pericolo per antonomasia) e a più recenti conflitti
di ruolo (gli ecologisti, i contadini, i cacciatori). Queste sono le basi
che forniscono credibilità alla leggenda e l'hanno resa così diffusa. E a
nessuno viene in mente di raffrontare la comodità ed il costo del noleggio
di un semplice furgone a quello di un'ora di elicottero.
IL “COCCODRILLO” DEL PO
La
storia dell'orribile pesce siluro, una sorta di pesce gatto gigante,
che infesta le nostre acque interne è, a prima vista, difficilmente distinguibile tra leggenda e fatto reale. La leggenda
riferisce di due sommozzatori che immersisi in un laghetto furono aggrediti
da misteriosi mostri, così enormi che potevano facilmente aggredire un uomo.
I due risalirono velocemente ed i loro capelli erano divenuti bianchi dalla
paura.
Un’altra
variante afferma che nelle fauci del famelico pesce è rimasto intrappolato
un cane che si stava abbeverando sulla riva di un fiume.
Tuttavia
del terribile pesce siluro, nome scientifico “silurus glanis”,
esistono documentazioni approfondite. Non è una specie autoctona, ma è presente
anche nei nostri fiumi e laghi da alcuni anni. Nei luoghi di origine,
Europa orientale ed Asia, dove raggiunge dimensioni ragguardevoli, un tempo
si riteneva che assalisse anche l'uomo per divorarlo, e si citavano esempi
di grossi siluri che, sezionati, avrebbero mostrato nel loro apparato digerente
resti di corpi umani. Ma queste notizie sono prive di ogni fondamento reale.
Vero è invece il maxi-esemplare di oltre un quintale pescato a Turbigo (Milano),
nel laghetto dell’Arbusta qualche anno fa.
E'
dal rapporto tra realtà (effettiva presenza del "vero" pesce
siluro) e narrazione (si dice che due pescatori - o due subacquei, a seconda
delle versioni - siano scomparsi divorati dal "leggendario" pesce
siluro) che emerge un interessante immaginario fantastico.
MESSAGGI
E-MAIL, CARTOLINE E
Stando a un messaggio e-mail che circola imperterrito
da anni, Jessica Mydek è una bambina americana di sette anni sofferente di
cancro, e i suoi genitori avrebbero raggiunto un accordo con alcuni sponsor:
per ogni messaggio forwardato e inviato ad un certo indirizzo questi avrebbero
donato tre centesimi alla società americana per la ricerca sul cancro. Tutto
falso.
Anthony
Parkin sarebbe un bambino malato di leucemia, che avrebbe espresso come ultimo
desiderio quello che il suo messaggio e-mail circoli per sempre sulla
rete, in modo che una parte di lui possa vivere in eterno. Vicenda toccante,
ma del tutto inventata.
Nell'autunno del 1989, sulle bacheche di molti uffici
e università italiane apparve un appello ad inviare cartoline ad un bambino
inglese, Craig Shergold, malato di tumore: desiderava entrare nel Guinness
dei Primati. Sembrava il ritorno di una leggenda ben nota agli addetti
ai lavori, ma non era così. L’appello si sparse a macchia d’olio in tutto
il mondo e nell’edizione 1991 del Guinness, il bambino inglese è entrato
nei records, per aver ricevuto 16.252.692 di cartoline d’auguri.
Craig Shergold esiste realmente, i giornali ne hanno
pubblicato le fotografie, era affetto da un tumore al cervello e all'epoca
dell'appello aveva 10 anni. Poco dopo venne operato in una clinica specializzata
degli Stati Uniti. Ora ha ventidue anni, è perfettamente guarito, ha
ricevuto un centinaio di milioni di cartoline e lancia appelli affinchè
il mondo intero smetta di scrivergli!
E sì, perchè la richiesta originale continua a circolare
subendo anche trasformazioni inaspettate. Gia’ a partire dal 1991 è iniziato
a circolare un nuovo appello in cui il piccolo Craig (anche se il nome è stato
più volte storpiato) vuole entrare nel Guiness dei Primati per aver collezionato
il maggior numero di biglietti da visita. Ma questa volta il bambino
inglese non c’entra nulla. L’appello è del tutto infondato. Una sottile vendetta
nei confronti di chi ha fatto diventare, suo malgrado, realtà una leggenda
metropolitana?
STREGATI DALLA CATENA
Chi non è mai stato coinvolto dalla cosiddetta catena
di Sant'Antonio, quella famosa lettera, generalmente fotocopiata, sulla
quale si invita il destinatario a farne subito un certo numero di copie da
spedire ad amici e parenti, pena una serie non meglio precisata di disgrazie?
Le copie, di solito, vengono infilate anonimamente nella buca delle lettere
di ignari cittadini, ma con l’avvento di Internet, anche le caselle di posta
elettronica sono state invase da questi messaggi. Ogni nazione ha e ha
avuto la sua “catena”.
Un altro sistema utilizzato per trasmettere la catena
sono le banconote da “millelire”. I vantaggi sono evidenti, in quanto
la carta moneta consente sia di arrivare a innumerevoli persone sia di evitare
spese postali.
Il fenomeno ha origini antiche. Era diffusa negli anni
Cinquanta, trascritta rigorosamente a mano in ogni suo esemplare. Iniziava
così: “Recita tre Ave Maria a Sant'Antonio”. E poi seguiva tutta la
sequela di fortune e disgrazie che avevano colpito i prosecutori o chi aveva
interrotto la catena. Da notare che oggi i testi si sono decisamente laicizzati,
essendo scomparsa del tutto la richiesta introduttiva.
Ancor più antica è la versione che circolava durante
la prima guerra mondiale sotto forma di preghiera per la pace, interpretata
da ministri e funzionari di polizia come propaganda nemica da sopprimere.
La diffusione di questo fenomeno, oltre alla cultura
della superstizione che continua a prosperare nel nostro paese, tra ancestrali
timori e un pizzico di ignoranza che riescono ancora a sopraffare la
logica e la ragione, è giustificabile anche dalla molla della condiscendenza.
Il dubbio scatta anche tra molta gente di cultura all’insegna del “non
ci credo, ma meglio non rischiare”.
PERICOLO: FIGURINE ALL’LSD!
All'ansia legata alla sicurezza per i propri figli si
rifanno i volantini, circolanti per tutta la penisola dai primi anni Ottanta,
che mettono in guardia i genitori da fantomatici spacciatori che regalerebbero
figurine all'LSD, "spesso intrise di stricnina", davanti
alle scuole elementari per condurre i bambini nel mondo della droga.
Di
solito sono fotocopie sbiadite di presunti comunicati emanati dalla Polizia,
dal Ministero della Pubblica Istruzione, dai Carabinieri o dall’ospedale di
zona e spesso contengono l’esplicita richiesta di essere duplicati e diffusi.
Quando le autorità interessate sono passate al contrattacco, smentendo categoricamente
l’autenticità del comunicato, il panico si era diffuso ovunque.
I primi volantini "fasulli" sui tatuaggi
all'LSD iniziarono a circolare negli Stati Uniti nel 1981. L'ipotesi
di una strategia destinata ad avvicinare i bambini alla droga per farne
una futura clientela tramite lo spaccio gratuito di "figurine all'LSD"
non è sostenibile. E' tuttavia certa l'esistenza di piccoli fogli porosi intrisi
di una dose attiva di LSD, conosciuti come "blotter acid". Ma tra
questo fatto e la distribuzione gratuita dell'acido ai bambini (ogni dose
viene venduta a 40/50 mila lire) non vi è alcuna connessione.
E' quindi mischiando informazioni vere ed altre completamente
false, che il volantino rende il suo contenuto credibile, facendo leva soprattutto
sulle paure collettive.
I
POTERI MIRACOLOSI DELLA COCA-COLA
La
Coca-Cola è ormai un simbolo, un mito. E fra le tante sfaccettature che la
cultura popolare gli ha attribuito, forse anche a causa del voluto alone di
mistero che si cela in parte dietro alla sua formula, emergono i molteplici
usi “alternativi” o proprietà fantastiche che ha assunto nell'immaginario
collettivo, dapprima negli Stati Uniti, poi in ogni angolo della Terra.
Si
dice che la Coca-Cola venga regolarmente usata come solvente per eliminare
la ruggine da dadi e bulloni o da oggetti cromati, per disostruire tubi di
scarico, per rimuovere l'olio vecchio dai motori delle auto e per togliere
lo smalto dalle unghie. Qualcuno sostiene che venga usata per pulire i banconi
di lavoro alla Fiat o i serbatoi delle petroliere. Oggetti o piccoli animali
lasciati per un certo periodo nella Coca-Cola si dissolverebbero. In realtà,
l'acido fosforico contenuto nella Coca Cola, ritenuto la causa della sua corrosività,
è dello 0,055%, ben al di sotto dell’1,09% contenuto, ad esempio, negli agrumi!
Alla
Coca-Cola sono anche attribuite particolari facoltà terapeutiche: è antica
la credenza secondo cui prendere un’aspirina con la Coca abbia effetti
afrodisiaci.
D'altro
canto, c'è anche chi crede che la Coca ingerita assieme ad altre sostanze
abbia effetti disastrosi. Per esempio, con le caramelle Pop Rocks -
quelle super frizzanti - si dice che possa far addirittura esplodere lo stomaco.
Ma
di gran lunga sono le sue paventate proprietà contraccettive ad alimentare
il maggior numero di storie. La credenza è molto diffusa tra le ragazze americane,
che pare seguano scrupolosamente queste istruzioni: agitare prima dell'uso,
fare un forellino nella lattina e dirigere il getto nella vagina. Auguri!
Nel
corso della mostra abbiamo attuato un esperimento: un bicchiere pieno di Coca
con monete, chiodi e spilli. Alla fine, cosa ne è rimasto?
ORRORI ALIMENTARI
Spesso
si diffondono storie che paio avere l'intento di rovinare una sana e onesta
attività. Le due leggende più comuni sono:
-
carcasse di cani o gatti reperite nei cortili o nei frigoriferi
di ristoranti;
-
ripieni di cibo per gatti negli agnolotti prodotti da negozi di pasta
fresca.
Per
la cronaca, nella maggioranza dei casi, ignobili menzogne che non hanno nessun
riscontro: chiacchiere, tranquillamente assimilabili come metodo e caratteristiche
alle leggende metropolitane.
Negli anni Sessanta,
si diffuse la voce che la carne nelle scatolette fosse di cane anzichè di
manzo. Qualcuno narrava di aver visto dei cani fuggire dal furgone di una
ditta produttrice di carne in scatola, coinvolto in un incidente stradale.
Consistenza
e impossibilità di risalire agli ingredienti che lo compongono hanno reso
anche il dado da brodo vittima di dicerie. E’ stato detto che i dadi
sono fatti con carne di serpente, topi e perfino carne umana. Secondo altri
si tratterebbe di residui delle lavorazioni nucleari.
Anche
gli hamburger serviti nei fast-foods non ne sono usciti indenni: sareb-bero
confezionati con carne di topo macinata.
Altre
voci, diffuse nella nostra penisola, ma non solo, sono riferite alla Nutella
e alla gomma da masticare Big Babol: la prima sarebbe fatta con grasso
di balena, di foca, oppure - secondo voci più recenti - di nutria; le seconde
avrebbero come ingredienti primari le cose più ignobili: fegato, ossa, code
di topo, pelo pressato e grasso sempre di topo, che spiegherebbe la
proprietà di creare palloncini così grandi.
Un giorno si sparse la diceria che la Bubble Yum,
una marca di gomma da masticare, conteneva uova di ragni e che i bambini
che ne facevano uso si sarebbero svegliati coperti di queste bestioline.
Nel 1997 la polizia palestinese lanciò l’allarme per
un chewing gum in vendita a poco prezzo nei territori occupati che si diceva
capace di scatenare gli appetiti sessuali femminili, di portare alla
sterilità e di distruggere il sistema genetico dei bambini. Un’arma diabolica
messa in commercio dagli israeliani per annientare il nemico!
Come?
Innanzitutto bisogna procurarsi la “pianta” da chi ce l’ha già. Poi, basta
seguire attentamente le istruzioni scritte su un foglietto. Attenti
però, ogni domenica, la pianta “partorisce”: è sufficiente staccare la pellicola
superiore e consegnarla “a chi si vuol bene”. Alla conclusione del
ciclo, la terza domenica, occorre estrarre la “madre” dal torbido liquido
e farla asciugare in un panno. Lei si “seccherà, prendendo le sembianze
di una foglia o una pietra che sarà fonte di energia cosmica”.
Piegata
dal ricatto superstizioso, l'Italia intera è stata in breve infestata
da orde di “mucillagini” affamate di tè.
Ma cos'è realmente questa “pianta egiziana”, da altri
conosciuta come “alga giapponese”? A sentire gli esperti non sarebbe nè una
pianta nè un'alga, ma una densissima colonia di microrganismi composta in
particolare da una specie ben nota di batteri, l'Acetobacter xylinum,
e di diverse specie di lieviti.
E pensare che, a dar retta ad altre fonti e ad alcuni
salutisti, la pianta egiziana, che in realtà si chiamerebbe kombucha,
sarebbe la panacea di tutti i mali. Ma non per intercessione di energie cosmiche,
bensì per le sue (presunte) proprietà curative e rinforzanti.
In effetti, un ospite molto simile alla pianta egiziana
era già entrato nelle nostre case negli anni Cinquanta. Si tratta del famoso
“fungo cinese”. Anche costui era coltivato nel tè e si riceveva in
dono da amici e parenti. La bevanda che ne derivava serviva per ringiovanire
e per combattere molte malattie.
La trasmissione dell’alga egiziana si è forse prodotta
in contrasto alla moda del Kefir, che l’aveva preceduta di un anno. Il Kefir
però non è un prodotto del folklore: è un derivato del latte, simile allo
yogurt. Viene solitamente offerto da un’amica in un barattolo accompagnato
da una ricetta ed ha proprietà vitaminiche e rinfrescanti.
Il passaggio dal Kefir alla pianta egiziana è un nuovo
esempio di come nelle nostre città siano nascosti spezzoni d'irrazionalità,
del tutto paragonabili alle modalità di diffusione delle leggende contemporanee.
IL CD ANTIMULTE
Il
dubbio cresce man mano che si vedono macchine circolare con quell’insolito
inno alla tecnologia in bella mostra sul parabrezza. Come se non bastasse,
alcuni ne adornano anche il lunotto posteriore.
Finalmente
l’arcano si svela grazie ad un amico. “E’ un sistema infallibile per evitare
il laser della polizia.” Con poco più di mille lire, tanto costa un CD vergine,
si può dunque sfuggire ai terribili autovelox che sparano multe salatissime.
Ma
tutto ciò è pura illusione. Anche incorniciare il proprio lunotto con una
decina di CD, come ha fatto qualcuno, non serve a nulla, se non a ridurre
la visibilità e aumentare il rischio di incidente. Eppure, questo sistema
“infallibile” viene continuamente tramandato, e dopo i motociclisti
spagnoli che apponevano il CD sopra le targe del loro mezzo, anche nel nostro
paese ha trovato terreno fertile, sostituendosi all’altra leggenda metropolitana
secondo cui i possessori di un telefonino Nokia potevano, componendo
un particolare codice, essere avvisati in anticipo dall’approssimarsi di un
autovelox della polizia, oppure ancora a quella della lacca spruzzata
sulla targa.
Ci
troviamo di fronte, più che a una leggenda, a una tra le più antiche e classiche
“voci di riscatto”. Chi, negli anni Sessanta, non ha raccolto la carta
stagnola per ottenere un cane guida per non vedenti? Anche in questo caso,
dietro alla buona fede delle persone, non vi fu alcun riscontro tangibile
e la notizia fu smentita più volte dalla stessa Unione Italiana Ciechi. E
i più anziani ricorderanno come negli anni Venti la carta stagnola veniva
raccolta per essere inviata alle missioni e “liberare un negretto”. Nulla
di fatto anche in questo caso. L’ultima versione della raccolta si è diffusa
a partire dal 1993: cinquemila tappi di plastica per la solita carrozzella.
Simili
slanci di solidarietà si possono interpretare come parziali giustificazioni
inconsce al consumismo: più si spende, più si raccoglie. Il fatto che nessun
ente può avere interesse a ricevere simili “inutilità” e trasformarle in denaro
contante per poi riconvertirlo in carrozzelle o altro similare, è stato completamente
dimenticato.