Il primo convegno internazionale sulle "voci, bufale e leggende metropolitane nell'era di Internet", organizzato dal CeRaVoLC e dal Cicap Piemonte in quel di Torino si è concluso ottenendo un rilevante successo di pubblico a cui si è affiancato un notevole interessamento dei mezzi di informazione.
Sono state oltre 300 le persone che ci hanno onorato della loro presenza, attenta ed estremamente interessata.
Numerosi servizi giornalistici sono stati dedicati alla manifestazione, da varie trasmissioni televisive e radiofoniche della Rai all'intera pagina culturale del quotidiano "La Stampa", dalla Radio della Svizzera Italiana ad un ampio servizio sul settimale "Famiglia Cristiana", compresi articoli su "Repubblica", "Il Tempo" e "Il Manifesto", solo per citarne alcuni.
Il convegno, che ha radunato per la prima volta tutti i massimi esponenti della materia sia italiani che europei, oltre ad aver dato spazio ad un'ampia sessione poster dove sono stati presentati ben 10 interessanti contributi, è stato molto apprezzato sia per il tema inedito sia per i contenuti estremamente qualificati oltre che diversificati nell'approccio alle varie tematiche.
Il CeRaVoLC e il Cicap Piemonte ringraziano tutti coloro che hanno partecipato alla manifestazione oltre ai volontari e alle istituzioni che l'hanno resa possibile.
Nella speranza di poter ripetere eventi similari, e dandovi appuntamento al libro che sarà pubblicato nei prossimi mesi e che raccoglierà i vari contributi presentati dai convegnisti, presentiamo di seguito i sunti delle relazioni e dei poster che hanno ravvivato le due giornate di studio e di confronto.

Paolo Toselli CeRaVoLC Alessandria, 30 novembre 2004

 

Contaminazioni Voci, bufale e leggende metropolitane nell'era di Internet

Torino, 6-7 novembre 2004

Relazioni

Peter Burger Università di Leiden, Olanda
Pompieri o piromani? I media come oppositori e propagatori di voci atroci
Nell'autunno del 2003 si scatenò in Olanda un'ondata di panico, originata da una voce sulla "Smiley Gang" (Banda del Sorriso). Si raccontava come tale banda assalisse le donne, obbligandole a scegliere tra subire uno stupro o ricevere uno "smiley". Chi optava per lo "smiley" riceveva una rasoiata sul volto, che lasciava un'orrenda cicatrice a forma, per l'appunto, di sorriso. In anni recenti, la leggenda è circolata anche in Belgio ed in Francia. Le leggende non sono solo narrate, ma vissute. Scolari e studenti hanno preso provvedimenti per minimizzare i rischi, in numerose città alcuni giovani terrorizzavano le donne spacciandosi per membri della gang, ed almeno due ragazze si sono falsamente dichiarate vittime della violenza. Inizialmente propagatasi di bocca in bocca, la leggenda della "Smiley Gang" ebbe una grande diffusione a causa dei media. Essa comparve su giornali, notiziari televisivi e radiofonici, venne diffusa attraverso catene di sant'Antonio via e-mail e discussa su newsgroup e sui weblog. Nonostante i media più ufficiali sistematicamente riportassero le smentite della polizia e lo scetticismo degli esperti, è probabile che questa pubblicità abbia aumentato piuttosto che ridotto il numero di persone che credevano alla leggenda. Sul breve periodo, negare una leggenda tende a peggiorare la situazione.

Marino Niola Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, Napoli
Ratti osceni e bufale doc

Una secolare stratificazione di mitologie, di folklore, di leggende, di stereotipi fanno di Napoli, un luogo dalla virtualità simbolica inesauribile una delle capitali dell'incredibile. Ciò che appare manifestamente assurdo diventa verosimile se ambientato nella città partenopea, che appare una autentica location dell'immaginario dove tradizioni e immagini ad alta definizione, proprio perché fortemente locali, vengono trasformate in icone globali.

Laura Bonato Università di Torino
Leggende metropolitane: la conservazione del presente

Che cosa rende le leggende metropolitane oggetti legittimi dell'antropologia? Sono meno degne di essere documentate e "salvate" delle leggende tradizionali? Senza dubbio le leggende del passato raccontano una cultura ricca e antica, fatta di saperi, sistemi simbolici, logiche del concreto che si perderanno se gli antropologi non le "salvano". Le leggende metropolitane, invece, non sono ancora diventate tradizioni: anzi, finora - con troppa faciloneria, a mio avviso - è stato affermato che le leggende metropolitane non sono portatrici di niente e che riflettono la globalizzazione. Ancora influenzati dalla nostra tradizione di studi tendiamo a rifiutare la cultura di massa, rifuggiamo ciò che è moderno, a meno che non vi scorgiamo una sopravvivenza. Ma la raccolta e la classificazione, basata sulla diversificazione degli intrecci narrativi, che ho operato qualche anno fa hanno chiaramente evidenziato che esiste una corrispondenza tra i racconti del passato e le narrazioni contemporanee. Può essere questo lo stimolo alla tutela, il motivo che induce a considerarle un patrimonio da salvare?

Lorenzo Montali Università di Milano - Bicocca
Le leggende urbane come strumento di costruzione della realtà sociale

Esiste un'ampia letteratura che ha da tempo rilevato come una delle funzioni delle leggende sia quella di aiutare un certo gruppo a familiarizzarsi con una realtà nuova o con oggetti sociali in qualche modo indefiniti o estranei. Per quanto tale interpretazione del fenomeno sia spesso giustificata, essa corre talvolta il rischio di fornire una rappresentazione riduttiva di questi racconti, che li qualifica come descrizioni inadeguate e variamente imprecise di una certa realtà. Ma che succede quando voci e leggende sono condivise anche da chi è esperto in un certo settore, o sono trasmesse anche grazie al passaparola degli esperti? Per rispondere a questa domanda ci si concentrerà sull'analisi di alcune leggende legate alla tecnologia, con l'obiettivo di evidenziare che, invece di essere classificabili come il sottoprodotto irrazionale di una cultura, queste storie possano essere considerate come uno dei modi 'normali' attraverso cui un gruppo costruisce il proprio sapere e trasmette significati rilevanti.

Mariano Tomatis CICAP Piemonte
Creare leggende storiche: come il Santo Graal arrivò in Piem
onte
Come si crea dal nulla una leggenda storica? Quali licenze ci si deve prendere, e come si fa ad occultarle? Quali strutture narrative consentono una più rapida diffusione della leggenda? Invece di dare una risposta teorica, Mariano Tomatis ha costruito - in quasi dieci anni - un corpus leggendario completamente fasullo, "dimostrando" che il Santo Graal, la reliquia della Passione di Cristo, si trova sepolto in un piccolo paesino delle Prealpi piemontesi, Torre Canavese. Attraverso una meticolosa e volutamente ambigua ricostruzione storica, orchestrata con un allusivo studio simbolico, una serie di arguzie enigmistiche ammiccanti e diverse riflessioni geometrico/topografiche, Tomatis ha parodiato una certa letteratura fantarcheologica, così denunciando una grave mancanza di rigore nell'approccio agli studi storici. Il risultato? Convegni, dibattiti, articoli a sostegno delle sue teorie, traduzioni in altre lingue su siti web ignari dell'origine della leggenda. Nel corso del suo intervento, l'autore de Il Santo Graal a Torre Canavese esporrà i (falsi) risultati delle sue indagini e i (veri) trucchi utilizzati per rendere verosimile una teoria evidentemente insostenibile, con una ricchissima carrellata iconografica di simboli, affreschi, edifici e statue che sembrano provare l'impossibile: che - come racconterà Umberto Eco nel suo Baudolino quattro anni dopo l'uscita del libro di Tomatis - il calice di Cristo riposerebbe in un piccolo paese del Piemonte.

Paolo Toselli CeRaVoLC
Bambini rapiti per il traffico d'organi: miti e realtà

La favola di Hansel e Gretel irrompe sempre più prepotentemente nella nostra quotidianità come fatto di cronaca tragicamente ambientato nei paesi meno sviluppati, ma anche localizzato entro i confini della nostra nazione. Bambini scomparsi, rapiti, venduti, uccisi per essere immessi sul mercato clandestino degli organi. Tutto ha avuto inizio a metà degli anni '80. Ma cosa c'è dietro alle notizie di stampa o alle affermazioni di politici, religiosi, uomini di legge che sostengono la realtà di questo turpe traffico? Esporremo le indagini ufficiali di polizia e magistratura contrapposte alle leggende (dall'ambulanza nera alle sparizioni nei parchi divertimento) e la disinformazione al tempo della guerra fredda. Analizzeremo il ruolo dei media nell'alimentazione della leggenda e la costruzione della realtà sociale in funzione del conflitto tra poveri e ricchi, paesi oppressori e popolazioni oppresse.

Danilo Arona Scrittore e critico cinematografico
Le seduzioni del possibile: cinema e leggende contemporanee

La relazione prenderà in esame l'irruzione del leggendario all'interno dei media d'intrattenimento, tentandone di farne una storia e di delinearne una mappa. Partendo dagli anni Cinquanta si tenterà di citare il maggior numero di film dove i nuclei leggendari hanno trovato "ospitalità", spiegando anche le ragioni antropologiche e/o psicanalitiche, in senso junghiano, per cui certe storie arrivano al cinema all'interno di una sorta di paradosso (sono credute "vere", il cinema regala loro una carta d'identità "fantastica" e rischiano di diventare più "vere", perciò più credibili...).

Carlo Presotto Attore e drammaturgo
Narratori nell'era di Internet: il pesce siluro nel monitor

Un animale dal lungo "pedigree" leggendario ritorna nella prima metà degli anni '90 con insistenza sulle bocche dei narratori del nord Italia. A questa fioritura di voci si ispira una particolare istallazione di Carlo Presotto, che racconta di un laghetto di pesca sportiva, della sparizione di tutti i pesci, di due subacquei terrorizzati e delle varie ipotesi sulla apparizione dello "squalo" di fiume. Strumenti del racconto sono una telecamera collegata a circuito chiuso ad un monitor o a un proiettore, e tutto il necessario per un tè con i biscotti. Sotto l'obiettivo macro della telecamera la tazza di tè diventa il laghetto, un biscotto l'incauto pescatore, una lattina di Coca-Cola un laboratorio blindato e così via... Una particolare intrusione del leggendario contemporaneo nel teatro.

Paolo Attivissimo Divulgatore informatico
Anche tu detective antibufala.

Tecniche e segreti d'indagine online Internet offre al singolo un potere di verifica senza precedenti nei confronti delle notizie "ufficiali" e delle dicerie diffuse tramite la Rete. Paolo Attivissimo, ideatore e gestore del Servizio Antibufala in lingua italiana, spiega come fiutare e smascherare bufale e mezze verità con strumenti a disposizione di chiunque.

Jean-Bruno Renard Università Paul-Valéry, Montpellier
"Coprite quel seno che non saprei vedere" (Molière, Il Tartufo) Analisi di una leggenda urbana i
sraeliana
Nel giugno del 2000 la stampa israeliana riportò un aneddoto nel quale su un autobus si trovavano una giovane donna in minigonna ed alcuni ebrei ultraortodossi. Questo racconto verrà analizzato seguendo la griglia di lettura presentata nel nostro libro "Rumeurs et légendes urbaines" (PUF, Parigi 1999): da una parte si evidenzierà la struttura narrativa, tipica delle fiabe; dall'altra si studieranno i due livelli di interpretazione delle leggende urbane, sociologico e mitologico, mostrando come questo aneddoto rifletta il problema della posizione della donna oggi in Israele e come si sorregga su un simbolismo del corpo ove si mescolano le figure mitiche di Eva e della Medusa.

Cesare Bermani Storico
Il presente inventato

Quali sono i rapporti tra leggende contemporanee e politica? La relazione affronterà temi del passato ed altri più recenti, ma comunque sempre attuali quali le bufale sui campi di concentramento nazisti, l'antisemitismo, il revisionismo storico, i presunti assassini albanesi.

Poster

Stefano Pace Università Commerciale Luigi Bocconi IEGI - Istituto di Economia e Gestione delle Imprese
La leggenda del 'Bear Virus': un caso di Pseudo-Diagnosticità Cognitiva?

Uno dei massimi studiosi del fenomeno delle leggende metropolitane, Brunvand, afferma che queste sono raccontate e credute anche e primariamente da persone sofisticate, non ingenue, niente affatto credule.1 Il meccanismo che spiega la diffusione di leggende e la loro credibilità nonostante la loro infondatezza deve essere quindi ricercato in aspetti del nostro ordinario modo di pensare, in viscosità o irrazionalità nel comune processo cognitivo con il quale un individuo giudica la verità di un'affermazione. Un meccanismo cognitivo che il lavoro intende esplorare è quello della pseudodiagnosticità. Secondo tale fenomeno un soggetto esposto a un'ipotesi (focale) con alcune conseguenze tende a non considerare la probabilità che tali conseguenze si manifestino anche nel caso in cui l'ipotesi iniziale fosse falsa e un'ipotesi complementare fosse vera. Il soggetto ricerca ulteriori dati riguardanti l'ipotesi focale la cui diagnosticità - la capacità di dirimere fra verità e falsità delle due ipotesi - è però scarsa. Dovrebbe invece cercare dati sull'ipotesi complementare, in modo da fare un confronto (secondo il metodo di Bayes). Questa distorsione cognitiva appare operante per alcuni tipi di leggende come quella del finto virus informatico "Bear Virus". Un messaggio e-mail invita a cancellare un file presente nel computer e indicato come virus. Si tratta in realtà di un file di sistema, installato fin dall'origine nel computer e necessario per alcune sue funzionalità. Il soggetto incorre nell'errore di pseudodiagnosticità di non pensare l'ipotesi alternativa che il file sia necessariamente presente nel suo computer come in ogni computer. Peraltro ritiene erroneamente che la presenza del file sia un evento eccezionale, indotto a tale considerazione anche dall'inusuale icona a forma di orso (di qui il nome del finto virus) con cui si presenta il file. Tale inattesa forma giustifica la spiegazione altrettanto non ordinaria che si tratti di un virus. Qui si evidenzia un altro fenomeno di distorsione cognitiva: la plausibilità condizionale3 che fa ritenere diagnostico il dato meno probabile.

Maria Elisa BATTAGLIO, Patrizia CAPOSSELE, Stefania DE LIO, Giovanna DI SPARTI, Elena PINAFFO, Mara SCANAVINO Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lingue, in collaborazione col Dipartimento di Scienze Antropologiche.
Coordinatore: Maria Teresa, Mara FRANCESE
Leggende universitarie: raccolta e analisi

Il lavoro da noi effettuato è il risultato di una ricerca seminariale svolta presso l'Università degli Studi di Torino durante l'anno accademico 2003/2004, in collaborazione con la Dott.sa Maria Teresa, Mara Francese. Lo scopo di questa attività, legata al corso di Antropologia Culturale tenuto dalla prof.sa Laura Bonato, è stato quello di approfondire le nostre conoscenze in merito al diffuso fenomeno delle leggende metropolitane. Per perseguire il nostro obiettivo ci siamo avvalsi di vari strumenti: interviste sul campo, internet, libri e leggende già da noi conosciute. In seguito abbiamo provveduto all'elaborazione del materiale a nostra disposizione e alla catalogazione delle leggende raccolte in base alla tipologia proposta nel saggio "Trapianti sesso angosce". Dalla nostra ricerca è emerso che quelle ambientate all'università sono le più diffuse, non solo in ambito universitario, ma anche in altri contesti. Il numero delle leggende universitarie raccolte è 40 suddivisibili tra studenti che frequentano e altri che l'hanno frequentata. Queste leggende palesano molti sistemi di raccolta delle informazioni e modi di interazione con l'ambiente universitario da parte di neo studenti alle prese con realtà ancora sconosciute.

Lisa LOVAGLIO, Marta SURACE Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lingue, in collaborazione col Dipartimento di Scienze Antropologiche.
Coordinatore: Maria Teresa, Mara Francese
Leggende a sfondo sessuale: raccolta e analisi

Il lavoro da noi effettuato è il risultato di una ricerca seminariale svolta presso l'Università degli Studi di Torino durante l'anno accademico 2003/2004, in collaborazione con la Dott.sa Maria Teresa, Mara Francese. Lo scopo di questa attività, legata al corso di Antropologia Culturale tenuto dalla prof.sa Laura Bonato, è stato quello di approfondire le nostre conoscenze in merito al diffuso fenomeno delle leggende metropolitane. Per perseguire il nostro obiettivo ci siamo avvalsi di vari strumenti: interviste sul campo, internet, libri e leggende già da noi conosciute. In seguito abbiamo provveduto all'elaborazione del materiale a nostra disposizione e alla catalogazione delle leggende raccolte in base alla tipologia proposta nel saggio "Trapianti sesso angosce". Il nostro gruppo si è differenziato dagli altri perché ha focalizzato l'attenzione sulle leggende a sfondo sessuale, raccolte in ambito universitario, in discoteca, nei pub e a cena con amici. Il nostro poster ne propone alcune.

Alessandro Piccioni
leggendemetropolitane.net

Nel gennaio 2003 nasce il progetto www.leggendemetropolitane.net, un portale verticale dedicato al mondo delle leggende metropolitane e del folklore contemporaneo italiano. Il sito si occupa di raccogliere voci e leggende metropolitane, di raccontarle e di analizzarle per capire innanzitutto perché sono false, perché sono nate e come hanno fatto a diffondersi nel tessuto sociale e culturale. Il sito si compone di varie sezioni: oltre a quelle che definiamo "leggende del quotidiano", le leggende cioè ambientate in situazioni di vita ordinaria, popolate da personaggi in cui è facile identificarsi, il sito si occupa anche di analizzare le strane voci che ruotano attorno al mondo della musica, del cinema, del commercio, le leggende di guerra e di complotto. A completare il discorso vi sono analisi storiche e culturali dedicate ad oggetti e creature leggendarie, che appartengono al nostro immaginario collettivo. La rubrica "in primo piano", inoltre, si occupa di analizzare la leggenda metropolitana come fenomeno sociale e comunicativo. Trovano spazio in questa rubrica anche interviste ed esperienze di persone che si sono dedicate in qualche modo a questo variegato mondo. Nel Forum, infine, si discutono, si analizzano e si indagano leggende e dicerie. Grazie ai suoi frequentatori rimane forse lo strumento più importante per confrontarsi e commentare in tempo reale una voce in via di diffusione. Il sito, completamente autofinanziato e senza scopo di lucro, è nato dall'idea e dalla volontà di Alessandro Piccioni, ricercatore ed appassionato di leggende metropolitane. Si sta pian piano sviluppando e consolidando grazie al sempre maggiore apprezzamento da parte del pubblico della rete, ed alla partecipazione attiva degli utenti tramite articoli, segnalazioni, critiche e spunti di riflessione.

Nicola Pannofino Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Torino.
Polifonia narrativa e criteri di razionalità referenziale: la leggenda della pantera di Ceriana

Le L.U. (leggende urbane) sono un tipo di voce che circola internamente ai gruppi sociali in un dato contesto e, di solito, afferiscono a eventi d'attualità: si trasmettono non perché sono vere ma perché sono credute verosimili dagli individui (la disponibilità razionale a credere si fonda sulla deferenza a leader d'opinione: x dice p, x dice normalmente la verità, quindi p è, o può essere, vera), per i quali assumono rilevanza e che intervengono in qualità di narratori nel processo di trasmissione; esse hanno come referente un evento empiricamente non determinato (cioè non ancora verificato/smentito) di cui postulano l'esistenza fattuale. Ritengo che le L.U. siano storie che si formano mediante un processo di costruzione retorica ad opera di un gruppo sociale (costruzione narrativa a più voci, cioè polifonica) che per un dato tempo si costituisce come "comunità interpretante", ossia come collettività impegnata a rielaborare una interpretazione della realtà messa in crisi da uno o più eventi (un flap) che violano la canonicità delle aspettative sulla situazione: essi sono incorniciati (framing) in rappresentazioni condivise e intelligibili dotate di coerenza logica e concatenazione causale. In conseguenza di un avvistamento iniziale, il testimone produce la prima versione della storia, il tema; gli eventi si susseguono ed entrano in scena altri narratori, raggruppabili in base alla posizione/opinione sostenuta e caratterizzata da marche discorsive tipiche, che forniscono nuove versioni, arricchendo reiteratamente il tema: a questo punto la storia risulta costituita da varianti narrative che si rinforzano e/o contrastano reciprocamente. Se non si verifica un evento empirico decisivo che provi la fondatezza di una delle versioni circolanti, la trasmissione della voce (il suo processo di significazione) ruoterà attorno all'interrelazione fra tutte le posizioni concettuali disponibili (sememi) su un 'quadrato semiotico', date dalle operazioni logiche di contrarietà, subcontrarietà, contraddizione e implicazione, di cui sono sostenitori gli attori sociali che interagiscono sulla scena.

Fabio Lo Cascio In collaborazione con il Centro per la raccolta Voci e Leggende Contemporanee
"Accetta un 30 e un invito a cena o sono costretto a bocciarla per poterla vedere ancora?" - Leggende universitarie

Questo lavoro è frutto di una ricerca che si è svolta nell'Università degli Studi di Padova nei mesi di Aprile-Maggio 2004, (Facoltà di Psicologia) in collaborazione con il "Centro per la raccolta delle voci e delle leggende contemporanee" di Alessandria. La ricerca è stata divisa in due fasi. Per la prima fase è stata costruito e somministrato un questionario con lo scopo di raccogliere le leggende universitarie. Il materiale narrativo è stato analizzato con il programma Atlas.ti. Per la seconda fase è stato organizzato un "workshop", che aveva lo scopo di indagare sul campo il ruolo delle leggende contemporanee nella costituzione e nella dinamica del gruppo. La ricerca aveva fondamentalmente uno scopo esplorativo; si è ipotizzato: di poter dimostrare l'esistenza e la diffusione delle leggende contemporanee e quindi del folklore urbano all'interno dell'università; di poter indagare i temi e le fantasie ricorrenti degli studenti attraverso i racconti da loro prodotti; di incontrare forti analogie rispetto alla struttura delle "classiche" leggende universitarie; di incontrare forti analogie rispetto ai contenuti delle "classiche" leggende universitarie; di incontrare varianti "locali", adattate al particolare contesto della ricerca; di studiare gli effetti delle voci circolanti in Università; di studiare il ruolo delle leggende universitarie nella costruzione dell'identità di "studente", all'interno del gruppo di riferimento. L'importanza data alle voci nell'ambiente universitario è notevole. La funzione che esplicano non è solamente quella di costruzione e controllo del mondo quotidiano, ma anche della costruzione dell'identità sociale del gruppo di appartenenza. Queste leggende veicolano infatti valori e credenze tipiche dell'ambiente studentesco in generale e di quello degli studenti di psicologia in particolare. Sono dei veri e propri sistemi di raccolta di informazioni, che funzionano spesso in maniera molto più efficace dei canali "ufficiali".

Laura Fabbri
Le radici storiche del tema dell'animale non compreso: da San Boninforte al dobermann soffocato

Nella predicazione in volgare del frate francescano Bernardino da Siena (1380 - 1444) si trova la citazione di un exemplum, aneddoto con valore didattico, riconducibile al tema dell'animale non compreso e da questo alla leggenda del dobermann soffocato. Con l'intento di smascherare le superstizioni, praticate talvolta anche in buona fede, il predicatore racconta del cane Bonino che difende il figlio del suo padrone uccidendo un serpente. Il padre, rincasato trova il cane sporco del sangue del serpente e credendolo colpevole della morte del figlioletto lo uccide. Scoperto poi il serpente morto e vivo il bimbo capisce l'ingiustizia commessa. Risarcirà l'animale fedele facendogli costruire un monumento funebre intitolato al nome di Boninforte. Le donne, passando il tempo, perderanno traccia dell'origine della statua e si voteranno a San Boninforte dando vita ad un culto superstizioso. Il tema dell'animale non compreso è presente fin dal VI secolo a.C. nella letteratura sanscrita: nel Pancatantra, trattato di educazione dei principi, si parla di un bramino, di una mangusta e di un serpente. Secondo l'interpretazione di J. C. Schmitt che studia il caso di Guinefort a Dombes in una ricerca del 1979, il racconto è in realtà una leggenda, sia nel senso comune della parola che nel suo senso tecnico di genere narrativo particolare. Il tema ricorre in più parti del mondo, dalla Grecia antica al Galles medievale per arrivare fino ai giorni nostri. Schmitt cita un'intervista rilasciata da Roberto Rossellini a Cahiers du Cinéma nel 1954 in cui il regista parla di un suo progetto, un film intitolato Il miracolo mai realizzato. È la versione, arricchita di particolari, del testo bernardiniano. Ancora, il celebre cartone animato Lilli e il vagabondo contiene una scena in cui il cane protagonista difende un bimbo in culla dall'assalto di topi ma non viene capito dai genitori del piccolo che lo vogliono poi inviare al canile. Il dobermann soffocato unisce il tema della mano ferita a questa antichissima leggenda.

CICAP-Piemonte
Le attività del CICAP-Piemonte

Fondato nel 1995 e presieduto dal fisico Tullio Regge, quello piemontese è uno dei più vecchi ed attivi Gruppi Locali del CICAP. Il poster presenta brevemente alcune delle indagini ed attività svolte dal gruppo negli ultimi anni: un'attività dimostrativa sulla pirobazia, lo studio dei cerchi nel grano canavesani, l'indagine sul celebre sensitivo G. A. Rol, le attività di divulgazione nelle scuole ed altre ancora.

CeRaVoLC
Leggende metropolitane: l'importanza di un corretto approccio

Sempre più sovente si usa il termine "leggenda metropolitana", in particular modo nel mondo dell'informazione, come sinonimo di cosa non vera, burla, falso. Il poster sottolinea invece la necessità di un corretto approccio al fenomeno delle leggende contemporanee, secondo lo spirito e la filosofia del Centro per la Raccolta delle Voci e delle Leggende Contemporanee fondato ad Alessandria nel 1990 e tuttora unico esempio del suo genere in Italia.